domenica 20 febbraio 2011

è il bunga bunga?

Egr. direttore,
Se non ci fosse stato Berlusconi e il suo governo da quanto tempo in Italia esisterebbe l’eutanasia e la possibilità di sospendere l’alimentazione e l’idratazione ai malati cosiddetti terminali? Da quanto tempo le coppie gay sarebbero regolari con tanto di diritto ad avere figli? Da quanto tempo esisterebbero bambini con due papà o bambini con due mamme o un single avrebbe la possibilità di adottare un figlio? Da quanto tempo le unioni di fatto, le convivenze sarebbero sullo stesso piano del matrimonio? Da quanto tempo la RU486 sarebbe diffusa come l’aspirina, con la possibilità di assumerla senza nessun controllo? Da quanto tempo il numero di ovuli femminili utilizzati nella fecondazione in provetta sarebbe fuori controllo e sarebbe permessa la sperimentazione e l’utilizzo delle cellule staminali embrionali? Che aiuto riceverebbero le famiglie che vogliono iscrivere i loro figli a una scuola libera, perché non condividono metodi e contenuti educativi della scuola di stato? Esisterebbero ancora una stampa e una editoria non di parte? Eppure ci sono tanti giornalisti, politici, giudici, c’è tanta gente che ritiene il bunga bunga - vero o presunto - di Berlusconi il male peggiore per l’Italia di oggi, una colpa morale gravissima, senza paragoni, una débâcle per l’immagine dell’Italia nel mondo e chiedono a gran voce che Berlusconi se ne vada. A questo punto mi viene il dubbio che per certa sinistra, per certa mentalità radicale (e purtroppo anche per diversi cattolici) il peccato grave e inconfessato di Berlusconi sia un altro: non aver accettato di mettere da parte le radici culturali cristiane del nostro popolo, sostituendole con una ideologia di stampo neoilluministico, radical-chic, materialistica, massonica, priva di qualsiasi memoria cristiana, col chiaro intento di liberare definitivamente l’Italia e la società dal cristianesimo, ostacolo all’affermazione di una mentalità derivata totalmente dal potere di turno e decisa a imporre a tutti gli schemi ideologici del potere. Come cristiano non mi scandalizzo che dei politici non abbiano dei comportamenti individuali moralmente perfetti, non mi metto sul piedistallo dicendo che io sono bravo e Berlusconi è cattivo, prima di tutto desidero e chiedo che ci siano dei politici che come programma non abbiano in mente la distruzione del patrimonio umano e cristiano del nostro popolo e della nostra storia e che non abbiano paura di ispirare le loro scelte e le loro proposte per il bene comune alla verità che il fatto cristiano ci ha rivelato e che duemila anni di storia della Chiesa ci hanno, per grazia, trasmesso fino ad oggi.

Franco Bruschi, Varese


Questa lettera al sito cultura cattolica centra in pieno il problema dell'Italia...dove non conta la rettitudine morale.....ma difendere la morale cattolica e quindi ben vengano corna, sofferenze dei gay che non possono dire di sè in famiglia, ricchi cattolici che vanno all'estero a fare fecondazione artificiale, bimbi soli senza padre o madre, per difendere la famiglia tradizionale e le donne , quelle sfruttate, costrette ad abortire dagi stessi che dicono che l'aborto è crimine, e di persone che soffrono le pene dell'inferno, perchè soffrire avvicina a Dio

lunedì 7 febbraio 2011

lettera

di suor Rita Giaretta

Da anni, insieme a tre mie consorelle (suore Orsoline del S. Cuore di Maria), sono impegnata in un territorio a dire di molti “senza speranza”. Un territorio, quello casertano, sempre più in ginocchio per il suo grave degrado ambientale, sociale e culturale, dove anche la piaga dello sfruttamento sessuale, perpetrato a danno di tante giovani donne migranti, è assai presente con i suoi segni di violenza e di vera schiavitù.
Come donna, come consacrata, provocata dal Vangelo di Gesù che parla di liberazione e di speranza, insieme alle mie consorelle, ho scelto di “farmi presenza amica” accanto a queste giovani donne straniere, spesso minorenni, per offrire loro il vino della speranza, il pane della vita e il profumo della dignità.
Oggi, osservando il volto di Susan chinarsi e illuminarsi in quello del suo piccolo Francis, scelto e accolto con amore, ripensando alla sua storia – una tra le tante storie accolte, la quale ancora bambina (16 anni) si è trovata sulle nostre strade come merce da comprare, da violare e da usare da parte di tanti uomini italiani – sono stata assalita da un sentimento di profonda vergogna, ma anche di rabbia.
Ho sentito il bisogno, come donna, come consacrata e come cittadina italiana, di chiedere perdono a Susan per l’indecoroso spettacolo a cui tutti, in questi giorni, stiamo assistendo. E non solo a Susan, ma anche alle tante donne che hanno trovato aiuto e liberazione e alle tante, troppe donne, ancora schiave sulle nostre strade. Ma anche ai numerosi volontari e ai tanti giovani che insieme a noi religiose credono nel valore della persona, in particolare della donna, riconosciuta e rispettata nella sua dignità e libertà.
Sono sconcertata nell’assistere come da “ville” del potere alcuni rappresentanti del governo, eletti per cercare e fare unicamente il bene per il nostro Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi, offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna. Inquieta vedere esercitare un potere in maniera così sfacciata e arrogante che riduce la donna a merce e dove fiumi di denaro e di promesse intrecciano corpi trasformati in oggetti di godimento.
Di fronte a tale e tanto spettacolo l’indignazione è grande!
Come non andare con la mente all’immagine di un altro “palazzo” del potere, dove circa duemila anni fa al potente di turno, incarnato nel re Erode, il Battista gridò con tutta la sua voce: «Non ti è lecito, non ti è lecito!».
Anch’io oggi, anche a nome di Susan, sento di alzare la mia voce e dire ai nostri potenti, agli Erodi di turno, non ti è lecito! Non ti è lecito offendere e umiliare la “bellezza” della donna; non ti è lecito trasformare le relazioni in merce di scambio, guidate da interessi e denaro; e soprattutto oggi non ti è lecito soffocare il cammino dei giovani nei loro desideri di autenticità, di bellezza, di trasparenza, di onesta. Tutto questo è il tradimento del Vangelo, della vita e della speranza!
Ma davanti a questo spettacolo una domanda mi rode dentro: dove sono gli uomini, dove sono i maschi? Poche sono le loro voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia. Credo che dentro questo mondo maschile, dove le relazioni e i rapporti sono spesso esercitati nel segno del potere, c’è un grande bisogno di liberazione.
E allora grazie a te, Susan, sorella e amica, per aver dato voce alla mia e nostra indignazione, ora posso, come donna consacrata e come cittadina, guardarti negli occhi e insieme al piccolo Francis respirare il profumo della dignità e della libertà.

Sr. Rita e sorelle comunità Rut