giovedì 30 dicembre 2010

Quanti se ne sono andati...
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.
Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.
Come
non lascia orma l'ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confuso d'occhi.
Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.

lunedì 27 dicembre 2010

comunione e liberazione

Non era facile essere guido.....lì a 17 anni a Milano.
Mio padre Matteo, medico formigoniano, nel senso che aveva appaltato l'anima a Dio e alle opere, con una tendenza maggiore verso le opere.
Mia madre Lucia, insegnante di lettere. Per lei tutto aveva un rapporto con l'infinito, da Leopardi alla cera per  i pavimenti.Di fronte a ogni mia richiesta, compreso l'acquisto di un mp3, mi domandava che legame ci fosse col mio desiderio  di ascoltare i baustelle in santa pace, con Dio e la mia esigenza di felicità. Il legame c'era, ed eccome. Non sentirla
Io Guido, 18 anni tra un mese, iscritto naturalmente al collegio sacro cuore di Milano. Scuola privata ciellina. Una vita scandita , da lodi, domande sull'infinito, scuole di comunità, vacanze col movimento e un unico desiderio:dire basta a sta palla di vita. Volevo dire ai miei che ero diverso da loro, che amavo più gli uomini (in tutti i sensi) , di Dio e che la cosa che mi univa più al mondo, era la mia musica, le mie pare e la gente che loro non conoscevano

domenica 26 dicembre 2010

Alla follia non badate, datemi retta!
Pensate piuttosto ai nuovi ritmi in cui
immergere la vostra vita perduta dietro
l'apparenza delle cose. Cercate l'immortalità,
l'eterna questione del mare splendente
dentro il sole di giugno che diventa nero
a notte e scompare nelle tenebre. Io
dimenticato relitto di una civiltà
passata sono il solo che piango i defunti
miraggi di un'età morta e ancora
coprendomi di ridicolo scrivo lettere
d'amore a traditi amori di un'epoca trascorsa,
la giovinezza, e ricordo lo studente
che piegava la sua retta immagine
a misurare l'angolo della sua carnale diversità,
a versare nel seno asciutto di una madre
occasionale la solitudine futura dei suoi
giorni tutti uguali. Lasciatevi andare
verso il mare della vita! Assaporatene
la musica sbiadita, e trionfatore sarà
solo il Tempo e il suo nero oltraggio, la Morte!
Mentre io ancora scriverò che il poeta
chiude in stremate parole il suo cervello
mirando il muro in alto della sua stanza
e le poesie scivoleranno via, senza pietà,
e nessun Dio le registra, incarnandosi
per un attimo.
Il ritmo non sa di mirtillo acerbo
e piegarsi sulla bianca pagina di un diario
il meglio dell'ispirazione fa in un fiato
dileguare.
Chiamatemi così: pazzo, deserto testimone
di un deserto da percorrere in una torrida
estate, senza acqua raccolta nella gobba
di un domestico dromedario, e la mia poesia
definitela con crudeltà e livore come lubrica,
oscena, interessata e manigolda consigliera
di sventura o furto di anime giovanili
in cerca di nuove reincarnazioni.
Sappiate però che brucio di gioia, di allegria
feroce dentro la mia casa buia, prigioniero
di calamitose idee, slabbrando la mia merda
in privata visione senza lo scempio
di immagini e talenti altrui. Sono un genio
geniale che la vita spassa da un dolore all'altro,
teatrale, senza ferite apparenti che non siano
d'amore, piaghe purulente lasciate da una donna
fatale che nessuno conosce. Slabbro la mia
merda in privata visione: ghirigori
collettivi e birbanti. Muratemi
in una galera con la bibbia e i santi.

lunedì 20 dicembre 2010

gasparri e assange

La correlazione tra i due? La battaglia dei potenti contro Assange è il tentativo di uccidere internet e la libertà d'espressione. Le dichiarazioni di Gasparri, mirano a chiuderci in casa, dove il padrone del mondo ci instupidisce con ballerine, nani e tette.

dopo un pò.....

qualcuno mi ha rimproverato di non curare il blog...e ha ragione e quindi riprendiamo la cura di sè... Ho paura delle vacanze natalizie. Son  i giorni in cui la solitudine pesa di più, dove tutti nel loro focolare hanno qualcuno a cui guardare, mentre io son qui in attesa di una voce , di un grido.